top of page

IL CERVELLO HA BISOGNO DI SENTIRE!

Sono numerosi gli studi che attestano la stretta correlazione tra ipoacusia e deficit cognitivi.

Riportiamo un recente articolo apparso su “Il mattino di Padova” il 27 giugno 2017, che descrive i risultati di alcuni studi, tra cui quello tutto italiano del Professor Alessandro Martini dell’Università di Padova.

Quando ascoltiamo, sentiamo soprattutto con il cervello. Il suono di una parola infatti è in grado di attivare numerose aree cerebrali, nelle quali la parola stessa viene recepita ed elaborata da un punto di vista cognitivo.

Andrea Peracino, Presidente della Fondazione Giovanni Lorenzini di Milano, afferma che:

“Tra udito e cervello sembra esserci un legame ‘a due corsie’: da un lato i processi cognitivi incidono sul modo in cui le persone sentono, dall’altro gli stimoli sonori attivano la corteccia cerebrale a tutto campo. Si tratta di un vero e proprio intreccio, che si manifesta anche quando si riscontra un deficit: un calo uditivo può infatti ridurre il volume della corteccia cerebrale, determinando cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello; mentre il declino cognitivo può peggiorare le capacità di ascolto e di comprensione delle parole, favorendo la comparsa dell’ipoacusia. Vanno poi considerati altri fattori, come lo stress e l’affaticamento generale, che possono aggravare ulteriormente gli effetti del calo dell’udito e del declino cognitivo. Tutto questo condiziona le nostre capacità cognitive nell’arco di tutta la vita”.

Ma cosa accade al nostro cervello quando l’udito diminuisce?

Sicuramente il calo dell’udito comporta dei cambiamenti funzionali e strutturali del cervello.

Camillo Marra, docente di neurologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, spiega infatti come:

“Il deficit uditivo determina una deafferentazione sensoriale della corteccia cerebrale uditiva e questo determina una riduzione del volume di queste zone corticali e una diminuzione del numero delle diramazioni che sono necessarie per la comunicazione tra cellule nervose e per il normale svolgimento delle funzioni di ascolto e comprensione. A conferma di ciò, recenti studi di neuroimaging hanno svelato come le persone con un calo dell’udito presentino una riduzione nello spessore dei fasci di sostanza bianca nella zona uditiva, cioè di quei fasci nervosi che presiedono al collegamento e all’interazione delle cellule nervose tra loro. Queste alterazioni uditive e del sistema nervoso centrale richiedono l’attivazione di molti meccanismi compensatori cerebrali, che impattano pesantemente sull’impegno cognitivo necessario all’ascolto, affaticando il cervello e rendendolo meno efficiente per lo svolgimento delle altre funzioni cerebrali. Si stima così che il deficit uditivo possa ridurre, anche di oltre il 30%, l’efficienza di altre abilità cognitive, aumentando il rischio di una precoce compromissione di funzioni come l’attenzione, la memoria e le capacità strategico-esecutive”.

In conclusione, in caso di perdita uditiva è di fondamentale importanza adottare delle corrette soluzioni acustiche, al fine di rallentare il processo di degenerazione cognitiva.

La prevenzione è molto importante. Basta effettuare periodicamente un test dell’udito per monitorare la propria capacità di sentire.

Novità in evidenza
Novità recenti
bottom of page